Il chitosano è un tipo di fibra che ha dimostrato il suo potenziale per aiutare a prevenire l’obesità. Il chitosano crea un gel che intrappola i grassi degli alimenti impedendo il loro assorbimento e promuove la loro eliminazione tramite le feci.
Indice
- 1 Cos’è il chitosano?
- 2 Da dove proviene il chitosano?
- 3 Come agisce il chitosano
- 4 Proprietà del chitosano
- 5 Usi del chitosano
- 6 Benefici del chitosano
- 7 Poderoso dimagrante
- 8 Come assumere chitosano
- 9 Effetti collaterali del chitosano
- 10 Con quali altri integratori combinare?
- 11 Fonti Bibliografiche
- 12 Link Correlati con la tematica:
Cos’è il chitosano?
Conosciuto popolarmente con il nome di “calamita dei grassi”, il chitosano è una fibra naturale estratta dall’esoscheletro di alcuni crostacei marini il cui interesse si radica nella funzione che è capace di realizzare nell’apparato digestivo, neutralizzando i grassi mentre scorrono insieme al bolo alimentare prima del suo sfruttamento metabolico.
Da dove proviene il chitosano?
Ma qual’è il substrato dal quale deriva il chitosano? Il carapace che ricopre il corpo di un crostaceo è composto fra le altre sostanze, da chitina in un 30%, un polisaccaride (carboidrato complesso) il cui nome specifico è N-acetil-D-glucosammina, del quale si possono ottenere grandi quantità a partire dall’esoscheletro di questi invertebrati, fra i quali possiamo citare i gamberetti, l’aragosta, i gamberi o il granchio.
Prima del processo di ottenimento del chitosano, debe separarsi integralmente la chitina dal resto dei componenti dei gusci, il che implica l’eliminazione della frazione proteica che rappresenta fra un 20 e un 40% della materia minerale, basicamente carbonati e fosfati di calcio e magnesio, che rappresenta circa la metà della composizione chimica, e dei pigmenti carotenoidi, che sono quelli che danno il colore rosso o arancione ai crostacei.
Partendo dalla chitina, l’ottenimento del chitosano ha luogo attraverso un processi di desacetilazione di quella che, può essere portata avanti in forma chimica o biologica. Nel primo caso si sviluppa in un mezzo molto alcalino (come la soda caustica) e nel secondo partecipano degli enzimi chiamati desacetilasi provenienti da varie specie di funghi. La desacetilazione, in sintesi, consiste nell’eliminare la frazione acetile della molecola della chitina la cui nomenclatura ricordiamo è N-acetil-D-glucosammina.
Come agisce il chitosano
La base del suo meccanismo di azione all’interno dell’apparato digestivo è di natura elettrostatica. Il chitosano, attraversando il mezzo acido dello stomaco, acquisisce una carica positiva nei gruppi degli amminoacidi liberi che si distinguono dalle catene di N-acetil-D-glucosammina. Da parte sua, i lipidi (grassi) hanno una carica negativa che gli forniscono i gruppi COOH (che sono quelli che definiscono la struttura di un acido grasso), che scatena questa attrazione elettrostatica con il chitosano che comporta alla formazione di un gel.
Per comprendere le dimensioni di questa operazione di neutralizzazione, basterà apportare un dato: la proporzione chitosano/grasso, in peso di entrambe le sostanze, può raggiungere una proporzione di 1:5.
La superficie di questo gel è integrata da molecole di chitosano che rubano quelle di grasso che occupano il loro interno. È immune all’azione dei succhi gastrici e pancreatici, per cui finisce per essere espulsa dalle feci. Alla formazione del gel contribuisce enormemente l’alcalinizzazione tipica del mezzo intestinale, che contrasta con l’acidità dello stomaco.
Ancora manca per completare questo modo di azione menzionare un fenomeno che si conosce come di inibizione competitiva esercitato sugli enzimi amilasi e lipasi, che è dovuto alla smiltudine strutturale fra le molecole di questi enzimi e quella del chitosano.
Riduzione dell’assorbimento dei grassi
In definitiva, parliamo di un composto di enorme utilità per ridurre l’assorbimento dei grassi nel tratto intestinale, evitando conseguentemente il deposito nelle cellule specializzate in questo, gli adipociti; non dobbiamo dimenticare che un grammo di grassi genera 9 kilocalorie, essendo il macronutriente che apporta più energia, dato che i carboidrati e le proteine si attestano sulle 4 kilocalorie.
Grazie a questa azione, che graficamente potremmo definire capta-grassi, il chitosano aiuta anche a ridurre i livelli di colesterolo chiamato cattivo (LDL o lipoproteine di bassa intensità).
Proprietà del chitosano
Una delle particolarità di questa fibra naturale è che agglutina una triade di proprietà biologiche, posto che è biodegradabile, biocompatibile e bioattiva. La combinazione di queste che potremmo chiamare virtù bio gli fornisce un ampissimo ventaglio di capacità delle quali possiamo approfittare, non solo nell’ambito clinico (come quelle descritte fino ad ora), ma anche in applicazioni di tipo biochimico e biomedico.
La traduzione pratica di questa affermazione si plasma nella partecipazione del chitosano nella fabbricazione di antibiotici, suture chirurgiche o cosmetici, passando logicamente per i complementi dietetici.
Usi del chitosano
Usi biomedici
Nel capitolo biomedico, è molto interessante il materiale ibrido denominato silica-chitosan, la cui eccellente compatibilità con i tessuti dell’organismo umano lo ha convertito nel materiale di scelta per il ricoprimento nelle suture di seta e di poliglicolato. E vi sono evidenze di peso per questo: accelera la cicatrizzazione delle ferite aumentando per più di 100 volte la permeabilità della sutura all’ossigeno, oltre a limitare lo sviluppo di microorganismi, minimizzando il rischio di infezioni.
Applicato in bendaggi aiuta a placare il sanguinamento delle ferite nelle quali siano coinvolte delle arterie, che tendono a produrre copiose emorragie. In questa funzione realizza un grande vantaggio in relazione alle classiche garze, alle quali bisogna aggiungere qualche ipoallergenico e antisettico.
Ha un ampio riconoscimento all’interno della chirurgia impiantologica, in combinazione con cloressidina, per ridurre l’infiammazione e il dolore, contribuendo ad un minor consumo di antinfiammatori e analgesici.
Si stà programmando anche la sua somministrazione in trattamenti di peridontiti e gengiviti.
In chirurgia plastica è tenuto sempre più in considerazione come supporto alla ricostruzione dei tessuti manipolati, grazie ai suoi effetti riparatori in quando alla fluidità del processo di cicatrizzazione e diminuzione delle cicatrici.
Usi industriali
Nell’industria alimentare si è ricavato un posto in diversi rami, tra i quali si possono citare:
- Industria panificatrice, come emulsionante nell’elaborazione degli impasti
- Bibite, come assorbente per la chiarificazione dei succhi di frutta e per evitare questo tono marrone che tende ad assumere la mela
- L’industria vinicola, dove previene le alterazioni conosciute come bronzato e lignificazione del vino bianco sottraendo da questo i suoi componenti fenolici (sostanze chimiche molto abituali in alimenti di origine vegetale, chiamandosi quelle del vino, resveratroli)
- In generale, come conservante in diversi alimenti per la sua capacità di inibire la crescita di microorganismi, sia come batteri (Salmonella, Escherichia, Staffiloccocco, Yersinia e Listeria, tutti causanti intossicazioni alimentari) come funghi (Byssochiamys, Mucor e Aspergillus,quest’ultimo produttore delle pericolose aflatossine)
Serve come elemento di ricoprimento della pittura di poliuretano contro l’aggressione della luce solare, particolarmente utile in auto, mobili e scatole o imballaggi.
È efficace nelle reazioni di estrazioni di coloranti, metalli pesanti, isotopi radioattivi e tannini di diversi substrati, per esempio per eliminare l’arsenico dalle acque residuali.
Usi agricoli e ambientali
Contribuisce ad aumentare i rendimenti produttivi e fornisce protezione contro agenti esterni, specialmente contro le infezioni causate da funghi.
Partecipa nei processi di filtrazione dell’acqua, eliminando sostanze contaminanti di fronte alla sua potabilizzazione.
È efficace come agente coagulante o flocculante nel trattamento primario delle acque residuali, eliminando le sostanze che si trovano in stato colloidale e che per sedimentazione tarderebbero una enormità per poter essere eliminate.
Benefici del chitosano
Rinforzo del sistema immunitario
Il chitosano è un modo naturale di rinforzare il sistema immunitario, integrato da due versanti: l’immunità umorale e quella cellulare. La prima è rappresentata dalla sintesi degli anticorpi, mentre la seconda è quella esercitata da un gruppo di cellule fra le quali le principali sono i linfociti T e B.
Attivazione delle cellule NK
Su entrambe esercita una positiva influenza il chitosano, ma è particolarmente attrattiva la sua poderosa attivazione delle cellule NK (natural Killer), la cui funzione è attaccare specificamente le cellule cancerogene; questa attivazione rende il chitosano dieci volte più energetico che altri trattamenti contro il cancro.
Equilibrare i livelli di colesterolo
Esistono importanti studi che sono serviti a dimostrare che il chitosano può equilibrare i livelli del colesterolo nel sangue, specialmente del LDL o “colesterolo cattivo”. Conviene non dimenticare che l’ipercolesterolemia (livelli elevati di colesterolo sanguigneo) è uno dei principali fattori di rischio per il soffrire di malattie cardiovascolari e cerebrovascolari (ictus).
Riduce la tensione arteriosa
Inoltre si sà che è un ipotensore, cioè, riduce la tensione arteriosa, migliora anche l’assimilazione del calcio (il che lo rende particolarmente interessante per chi soffre di osteoporosi), che controlla fino ad eliminare il batterio helicobacter pylori che scatena nello stomaco le ulcere gastroduodenali e che funziona anche come supporto al trattamento dell’anemia.
Evitare infezioni
Fra i suoi multipli benefici non deve passare inosservata la sua utilità per evitare infezioni nei denti e gengice, collaborando anche, come si è detto precedentemente, nel recupero dei tessuti dopo le operazioni di chirurgia plastica.
Trattamento di malattie
D’altro canto, sono stati pubblicati degli studi medici che riflettono argomenti definitivi sulle possibilità del chitosano come integratore nel trattamento di persone che soffrono del morbo di Crohn (un processo infiammatorio cronico che abitualmente si installa nel tratto intestinale, con più assiduità negli ultimi tratti).
Poderoso dimagrante
Essendo una fibra naturale di eccellente qualità biologica e avendo una straordinaria capacità di assorbimento dei grassi, la sua principale e più conosciuta applicazione è come integratore alimentare in processi di perdita di peso. Ma bisogna avvertire che il fatto di pianificare un consumo di chitosano non garantisce la perdita di peso, in quanto richiede a complemento una buona dieta e la pratica regolare di esercizio affinchè si diano risultati apprezzabili. Non invano, il chitosano manca di qualsiasi potere di intervento sui carboidrati.
Ogni grammo ingerito di questo prodotto ruba circa 8 grammi di grasso.
Se teniamo in conto che, come vedremo in seguito, si raccomanda una dose di 3 grammi al giorno, staremo eliminando fra 20 e 25 grammi di grasso. Sebbene è vero che è un lavoro ampio, non è meno vero che si debe evitare di cadere in un falso rilassamento depositando su questo prodotto tutta la responsabilità della restrizione dei grassi alimentari, che potrebbe portare ad un sovraconsumo di questi con la conseguenza di finire ingrassando.
L’ingestione di due grammi e mezzo di chitosano prima di un pasto del quale facciano parte i grassi, rende possibile sviare dal metabolismo una quantità di questi la cui equivalenza sarebbe tra i 140 e 180 kilocalorie.
Come assumere chitosano
La dose generalmente consigliata è di circa 2.500 mg al giorno, suddivisi nei tre pasti principali. Per farlo correttamente, è preferibile assumerlo un quarto d’oa prima di ogni pasto con due bicchieri d’acqua.
Affinchè si abbiano i risultati sperati, la dieta dev’essere contenuta in carboidrati e abbondantemente accompagnata da liquidi per favorire l’evacuazione dei grassi intrappolati dalle feci.
In quanto alla durata del trattamento, si consiglia di prolungarlo almeno per dodici settimane, affinchè i suoi effetti siano visibili. Ma a sua volta è pericolodo mantenerlo troppo a lungo (più di quindici settimane) perchè potranno vedersi delle diminuzioni nell’assimilazione dei nutrienti precedentemente detti.
Un’altra applicazione consiste nell’applicare alcuni dei suoi formati in polvere sulle gengive o nelle gomme da masticare quando l’obiettivo sia combattere le malattie parodontale o l’infiammazione delle gengive.
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Effetti collaterali del chitosano
Bisogna fare un primo avvertimento legato all’utilizzo di chitosano o qualsiasi altro blocca-grassi può sorgere dall’avere gli apporti sia di acidi grassi essenziali, come di vitamine liposolubili (A, E, D e K) sotto le raccomandazioni nutrizionali.
Si deve avvertire anche della possibilità di alcuni effetti avversi in donne incinta, che fondamentalmente si traducono in un rallentamento della crescita del feto.
Sensazione di compressione nelle fauci e nel petto, ma anche nella pelle (bruciore, eruzioni e dermatiti) e mal di testa intensi e ricorrenti.
Le persone allergiche ai frutti di mare possono (in realtà è probabile) reagire avversamente al chitosano.
Con quali altri integratori combinare?
All’interno di un piano di dimagrimento, può risultare efficace associargli qualche complemento che eserciti come inappetente, come possono essere alcune alghe (spirulina e fucus), o uno che provochi uno “stress” metabolico come il tè rosso o il marrubio (pianta con effetti molto positivi nel sistema digestivo, vescica e fegato), fra gli altri esempi.
Combinato con vitamina C (è frequente vedere questa miscela nei prodotti commerciali), si potenzia la riduzione e l’assorbimento dei grassi.
Ma forse l’associazione più riconosciuta è quella del chitosano con garcinia cambogia.
Fonti Bibliografiche
- López-Iglesias C, Barros J, Ardao I, Monteiro FJ, Alvarez-Lorenzo C, Gómez-Amoza JL, García-González CA. Vancomycin-loaded chitosan aerogel particles for chronic wound applications. Carbohydr Polym. 2019 Jan 15;204:223-231. doi: 10.1016/j.carbpol.2018.10.012. Epub 2018 Oct 9.
- Hu Z, Gänzle MG. Challenges and opportunities related to the use of chitosan as food preservative. J Appl Microbiol. 2018 Oct 16. doi: 10.1111/jam.14131.
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