Sapevi che correre scalzo non è così strano come può sembrare? Oggi ti spieghiamo che cos’è il Natural Running.
Anche se l’essere umano è fatto per muoversi e per correre, con la vita modera quest’abilità è andata persa insieme alla funzionalità di molte strutture muscolo scheletriche, adottando schemi di movimento meno naturali e innati.
Indice
- 1 Che cos’è il Natural Running?
- 2 Quando inizia ad emergere questa corrente di Barefoot Running e/o Scarpe Minimaliste?
- 3 Involversi
- 4 Cosa ci dice la Scienza?
- 5 Riflessioni di Daniel Lieberman
- 6 Reflessioni di Chris McDougall
- 7 Studiando il Piede Umano
- 8 Correre Tallone-Punta
- 9 Perdita di funzionalità
- 10 Come si può definire la Corsa Naturale?
- 11 Come Correre in modo Naturale
- 12 Conclusioni
- 13 Fonti Bibliografiche
- 14 Voci Correlate
Che cos’è il Natural Running?
Inziamo dando una definizione di “Barefoot Running” e”Natural Running” e alcune delle visione riguardo questi concetti.
Come indica il nome, “Barefoot Running” significa correre scalzi.
Anche se in molte occasioni, si utilizzano i due concetti indistintamente.
Per questo motivo, quando ci riferiamo al modo di correre naturale e innato degli esseri umani come animali di resistenza, troviamo accezioni che fanno riferimento al tipo di calzature impiegate.
Correre con scarpe minimaliste (dai sandali utilizzati dalle Tribù Tarahumara fino alle scarpe con un’ammortizzazione minima o drop 0).
Quando inizia ad emergere questa corrente di Barefoot Running e/o Scarpe Minimaliste?
Per scoprirlo, dobbiamo conoscere la storia e l’evoluzione dell’essere umano e studiare il periodo preistorico.
L’essere umano, si è evoluto fino ad assumere la posizione bipede.
È l‘unico tra i primati bipedi che corre in posizione eretta.
Ai tempi, era un cacciatore e le tribù di cui faceva parte camminavano e correvano fino a creare degli insediamenti dove trascorrere un certo periodo di tempo.
Questo sarà il punto di partenza e il centro su cui dovrà lavorare qualsiasi sportivo, specialmente se si tratta di corridori.
In realtà siamo animali di resistenza e possiamo correre per lunghissime distanze. A differenza di altri animali, abbiamo il meccanismo di sudorazione per la termoregolazione.
Questo ci dà la capacità di correre per diverse ore.
Involversi
Correre è un meccanismo di locomozione naturale, come camminare o fare scatti.
Tuttavia, l’evoluzione e la vita moderna unitamente a cambi nello stile di vita ci hanno portato a dimenticare come correre in modo naturale.
Questa rivoluzione della corsa naturale e/o barefoot running inzia con le ricerche del Dottor Daniel Lieberman (Docente del Dipartimento di Biologia evolutiva umana dell’Università di Harvard).
I suoi studi hanno segnato un punto di svolta:
- Nel 2004, insieme ad altri ricercatori, pubblica sulla Rivista Nature l’articolo: “How Running made us Human”.
- Dall’altra parte, Chris McDougall contribuisce a questa evoluzione concettuale con il libro “Nati per Correre”.
Cosa ci dice la Scienza?
Per scoprirlo, abbiamo a disposizione le tesi del Professor Daniel Lieberman e Chris Mc Dougall.
Nel mese di novembre del 2013, ho inziato ad interessarmi a questi argomenti, con lo scopo di migliorare il mio modo di correre e conoscere nuovi strumenti necessari per insegnare ai miei atleti come correre in modo più efficiente.
“…Imparare ad analizzare, valutare e correggere ogni caso…”
In quel periodo in Spagna, solo un gruppo molto esclusivo di allenatori offriva una formazione guidata da Lee Saxby, che aiutava il Professor Lieberman e Mc Dougall , citati in precedenza, nel processo di ri-imparare a correre.
Riflessioni di Daniel Lieberman
Quando iniziò a condurre ricerche sulla corsa scalzi nel 2005, Lieberman era molto scettico.
Insieme a Dennis Bramble, iniziava a scrivere l’articolo “Nati per Correre” per la rivista Nature.
Per questo motivo, giudicavano il fatto di correre scalzi come qualcosa di “normale”.
Con il passare del tempo, iniziò a realizzare esperimenti con corridori che correvano solitamente scalzi, e si accorse che correvano in modo straordinariamente leggero e delicato, senza compromettere la velocità e, apparantemente, senza subire lesioni.
Molti erano corridori abituati a correre con le scarpe e che cercavano senza successo di far fronte a una sequela di lesioni (fascite plantare, sindrome del ginocchio del corridore, stress tibiale, tendine di Achille) utilizzando plantari ortopeditici, scarpe costose o ricorrendo alla chirurgia.
Correre Scalzi
In questi anni abbiamo assistito a un’incredibile rivoluzione nel mondo dei corridori, infatti sono sempre di più quelli che provano a correre scalzi o con scarpe minimaliste.
Se correre scalzi è una moda, allora possiamo dire che si tratta di una moda che ci accompagna da 2 milioni di anni e che non passerà mai.
Lesioni?
Avere una buona forma fisica e funzionale è la cosa più importante per tutti i corridori, anche per coloro che corrono scalzi o con scarpe minimaliste.
Infatti, io stessa ho visto corridori con scarpe minimaliste che dovrebbe indossare scarpe tradizionali, perché le loro falcate sono ancora molto ampie e non hanno ancora adottato lo schema proprio della corsa naturale.
Perché le lesioni provocate da una tecnica sbagliata, continuano ad esserci.
Il professor Lieberman, nel suo processo di corsa scalzo, e seguendo le raccomandazioni del suo collega Chris McDougall, si è affidato al Coach Lee Saxby – che dirigeva e insegnava la corsa naturale attraverso di formazione di cui ho parlato in precedenza e che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente.
Reflessioni di Chris McDougall
Durante gli anni in cui si dedicava alle ricerche per la stesura del suo libro, iniziò ad avere dolori al tallone.
Nonostante ciò pensava che, dopo aver studiato in modo approfondito la tribù tarahumara, il suo modo di correre era migliorato e quindi non avrebbe subito lesioni.
Come molti corridori amatoriali e professionisti con lesioni ai piedi o ai polpacci, visitò medici, podologi ecc…
E come accade normalemente – sono molti i corridori con cui lavorono che subiscono e/o hanno una lesione e non ricevono mai consigli coerenti da parte dei medici – gli vennero consigliati plantari e antinfiammatori.
Analizzare lo schema di movimento
Come è successo a Chris McDougall, nessun medico, podologo o specialista ti chiede di correre e analizzare il tuo schema di movimento per verificare cosa potrrebbe essere successo o da cosa potrebbe essere stata causata una lesione o un disturbo.
Le sue conclusioni lo hanno portato a sostenere che, nella maggior parte dei casi, non sono i piedi incidono su questo schema di movimento scorretto.
Chris McDougall si mise in contatto Lee Saxby, che analizzò il suo modo di correre, e determinò che cosa stava provocando il dolore al tallone.
Dopo diversi esercizi drills (che sono quelli che ho imparato in questi corsi di formazione), Chris Mcdougall recuperò la funzionalità e la corsa più naturale.
E il dolore scomparve.
Studiando il Piede Umano
Leonardo da Vinci sosteneva che il piede umano è un’opera di ingegneria, ed è proprio così.
Per la nostra posizione bipede, le strutture si sono adattate per contrastare la forza di gravità.
Funzionalità
Una delle caratteristiche più importanti che ci differenzia a livello strutturale sono i nostri piedi.
Sopportano il nostro peso costantemente e hanno un’infinità di terminazioni nervose che compongono il sistema propriocettivo.
Inoltre, hanno un complesso si sistema di leve e molle, che ha tra le altre funzioni quella di ammortizzare la forza dell’impatto.
Cosa succede quando corriamo?
Quando corriamo, questo comportamento meccanico del piede si inverte rispetto allo schema di camminata.
Invece di appoggiare prima i talloni, appoggiamo prima la parte anteriore della pianta del piede e dopo il tallone.
Utilizzando la retrazione del tendine d’Achille, la fascia plantare (tessuto di sostegno) e i legamenti, il nostro piede e la caviglia funzionano come una potente molla.
Come gli animali che corrono
Questa elasticità viene sfruttata dagli animali, specialmente quelli specializzati nella corsa come cavalli e cani.
Infatti, questi animali sfruttano molto di più questa caratteristica e toccano terra solo le dita o la parte anteriore della zampa mentre il tendine si alza su tutta la parte inferiore della gamba.
Correre Tallone-Punta
Dato che il movimento del tallone-punta è destinato a sopportare la poca forza presente quando si cammina, l’utilizzo di questa stessa forma di locomozione durante la corsa può portare a potenziali lesioni in tutto il corpo.
Dal punto di vista biomeccanico, comporta una ripartizione adeguata della forza nella complessa struttura del piede.
Poiché il piede e la caviglia lavorano in modo concreto, nel momento in cui adottano funzioni o ruoli diversi rispetto alla loro normale attività, le probabilità di lesioni o disturbi aumentano in modo significativo.
Perdita di funzionalità
La cosa strana di tutto questo è che, avendo una struttura così potente come quella del piede, abbiamo dimenticato come usarla in modo efficace.
In più, la mancanza di mobilità e funzionalità, unito all’uso di scarpe che riducono il senso propiocettivo, provoca una specie di letargo.
Ruolo dell’ industria
Dall’altra parte, abbiamo un’industria e un mercato di scarpe molto potente che, nella maggior parte dei casi, alterano e/o manipolano questo controllo e forza attraverso divese tecnologie di “Controllo del movimento”, “Assorbimento dell’impatto”, “Aumento dell’ammortizzazione”, ecc..
Come si può definire la Corsa Naturale?
Come una corsa abile e facile in cui ogni struttura e muscolo agisce in modo sinergico e funzionale per muoverci in modo efficiente.
In questo modo, se conderiamo per esempio la funzionalità del tallone e la biomeccanica dello schema naturale della corsa, è chiaro che non è fatto per ammortizzare, tuttavia gran parte dei corridori amatoriali adottano questo schema.
Una volta che i tuoi piedi ricevono tutte le informazioni sensoriali possibili, la biomeccanica cambia.
Come Correre in modo Naturale
La corsa naturale implica una postura eretta e rilassata, in cui la fase di massimo apoggio del piede è perpendicolare alle anche e al baricentro.
Errori comuni
- Corpo sbilanciato in avanti;
- Falcate troppo ampie che implicano inevitabilmente che il primo punto di contatto con la terra sia con il tallone.
Considerando quanto detto, possiamo farci un’idea di cos’è una corsa naturale, dell’imporrtanza e della necessità di un buon lavoro di forza di piedi, caviglie e polpacci, prima di iniziare la transizione verso una corsa naturale e/o scalzo.
Conclusioni
Le prime conclusione che possiamo trarre da questa introduzione sono le seguenti:
- Recuperare le funzioni e ri-imparare a correre.
- Le lesioni e i disturbi devono essere trattati dall’origine e deve essere realizzata l’analisi dello shema di movimento, non cercare soluzioni che nascondono il problema.
- Possiamo correre scalzi o con scarpe minimaliste, se ci insegnano a recuperare questo schema naturale e seguendo un processo graduale.
- Tutto parte dal lavoro sui piedi.
Fonti Bibliografiche
- Bramble, Dm y Lierberman, DE (2004). Endurace Runnig and the Evolution of the genus Homo.
- Bramble DM, Lieberman DE (2004). Endurance running and the evolution of Homo. Nature.
- Daniels J. (2005) Daniels’ running formula. Human kinetics Romanov, N and Fletcher, G (2007). ‘Runners do not push off the ground but fall forwards via a gravitational torque’, Sports Biomechanics.
- Lieberman et al (2011). Foot strike patters and collision forces in habitually barefoot versus shod runners. Nature 463: 531-536.
Voci Correlate
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